Che poi uno dice, gli artisti che sono sulla cresta da troppo tempo va a finire che si siedono un po’, e allora fare musica di qualità è sempre più difficile, perché in fondo l’arte si ciba di insoddisfazione, ne va matta, proprio, e se la divora come i conigli aggredivano quelle piccole foglie d’erba che da bambino mi capitava di passargli attraverso la gabbia.
In fondo non c’è niente di male, mica si può stare tutta la vita incazzati. Gli anni passano per tutti, e va a finire che se la tua insoddisfazione era abbastanza gustosa, e tu hai avuto il talento giusto e la perseveranza di non mollare, unite a un po’ di sano culo, beh, magari ce l’hai fatta.
E tutta quella rabbia, quella grinta di farsi sentire, è normale che venga un po’ meno, quando in settantamila cantano una tua canzone, quando i desideri si avverano. A volte magari rivedi nei loro occhi i sogni e la rabbia, ma non è la stessa cosa.
Sì, ci sta, se dopo un po’ di anni sei un po’ meno fenomeno e un po’ più mediocre, ma non è sempre così.
Perché a volte ti chiami Eddie, suoni nei Pearl Jam, e tiri fuori una roba come Sirens, che fa parte di quelle canzoni che “col cazzo che i gruppetti con le bretelle, i risvoltini, la bicicletta, la barba e il ciuffo sono in grado di fare un pezzo del genere, allora fan finta che non gli piaccia il tipo di musica, e ne fanno altra per essere alternativi ma alla fine gli rode il culo, mentre per Eddie e i suoi è solo un’altra bella canzone, perché quando hai alle spalle della roba come Black o Better Man o State of Love and Trust o un’altra presa a caso, questa diventa quasi la normalità”.
E in fondo non è nemmeno così normale, Sirens, perché è una ballata rock, ma le ballate rock sono un po’ come la carbonara, non è che perché l’hai mangiata molte volte di punto in bianco inizi a farti schifo, anzi. Ogni volta te la godi, e se è fatta bene ti lascia dentro quella voglia di prenderne ancora un po’.
E Sirens è proprio fatta da dio, fin dall’apertura, con quella chitarra acustica, i colpi di batteria, e la chitarra elettrica che dipinge onde sottili sulla spiaggia.
Le senti, le sirene?
Sono forse quelle di un’ambulanza che si avvicina, accarezzando il tema della morte, o sono quelle Sirene là, quelle con il busto di donne meravigliose e la coda di pesce, immaginario collettivo vecchio quanto è vecchio il mondo, a significare l’ineffabile desiderio che non potrai mai realizzare?
Calma.
Che ci sia un presagio di morte già nelle prime parole è quasi evidente, con la voce profonda di Eddie che ti scava dentro una tristezza atavica, con quella sincerità che io davvero non ho idea come faccia a comunicarti ad ogni respiro.
Ma forse è una morte metaforica, la morte come cambiamento.
Eddie sente le Sirene nella sua testa, quasi fossero un avvertimento, ed è come se volesse prendere atto davanti alla sua compagna di qualcosa che sta finendo, perché i sentimenti sono dei bastardi insensibili, e a volte ti fanno dimenticare che niente dura per sempre. Ma la consapevolezza è nell’aria, e ogni dubbio è un canto in più delle Sirene, e può essere che la prossima volta arrivino per te, a far crollare il castello di carte di una relazione che lentamente sta precipitando verso l’inevitabile fine. Non è facile, non lo è mai, e il fatto che nessuno abbia detto che lo debba essere è consolatorio come un ginocchio spezzato. I dubbi e le paure della morte dell’amore colpiscono duramente anche se sei tu quello che sente questo amore defluire dalla tua anima, ed è struggente la presa di coscienza di Vedder, e no, davvero non avevi mai creduto che potesse finire, e giuri che l’amore che hai provato e che sta svanendo è stato reale, vero, puro. Hai ballato tra le risate pensando all’eternità, ma quell’eternità si è rivelata per quello che è sempre, una bugia della quale non sospettavi neppure l’esistenza.
Già.
Io, però, non credo sia così.
Perché ognuno se la gira come meglio crede, e la frase che mi colpisce duro, che forse dà un senso diverso a tutto il resto, è messa lì quasi per caso, mentre lo straordinario strumento musicale che Eddie ci spaccia da anni come sua voce scende giù.
Siamo all’inizio della seconda strofa.
Senti le sirene, quelle vere, quelle che vengono se qualcosa non va, che si avvicinano veloci nella notte, assieme al loro suono, e ti chiedi se “arriveranno per me la prossima volta”.
E, volendo, tutto cambia.
Perché se è lei, che se ne sta andando (e molto in questa canzone lo fa pensare, dal prenderle la mano, al sentire il suo respiro, fino al pensiero della morte e a quelle braccia di un “altro uomo” così metaforiche) è altrettanto vero che la prossima volta le sirene potrebbero arrivare per te.
A volte si tende a sottovalutare l’amore tra due anziani, ma se c’è qualcosa che si avvicina alla perfezione di questo vacuo sentimento, forse è proprio quello che scatta nella vecchiaia, dopo una vita intera passata insieme, quando i ricordi del passato, le abitudini del presente e la complicità di ogni giorno possono diventare una simbiosi tale da rendere due persone quasi un’entità unica.
Eddie ha un talento innato nel trovare le parole giuste per descrivere quella chimica lì, e anche questa volta non fa eccezione, quel “riesco a vederti chiaramente anche con la luce più piccola” sa proprio di un sentimento che quasi valica i confini del reale, qualsiasi siano le difficoltà da affrontare, con il fatalismo del “niente dura per sempre”, ma anche con la scelta cosciente di dimenticare questa spada di Damocle.
Ma per quanto tu non voglia ricordare che quel per sempre ha una scadenza stampata sopra, non importa quando, le sirene, quelle vere, si avvicinano. E allora forse è il momento di chiedere perdono per tutti gli errori e per tutte le scelte sbagliate, quelle di tutta una vita, vissuta sempre nella grazia del vostro amore, che vi ha fatto evitare il pensiero della morte per così tanto tempo.
Ed è ora di andarsene, di lasciarla. Non è ancora il momento di seguirla nella morte, ma il pensiero importante, sottolineato dal controcanto che si sovrappone alla traccia principale di Eddie, e che sembra quasi aprirsi verso un cielo più ampio, è che tu l’hai sempre amata, sempre messa al primo posto, sul serio.
E guardando il suo viso, la tua paura scompare.
Perché niente cancella il vostro passato. Perché la potenza della vostra comprensione, della vostra empatia è ancora maggiore adesso.
Perché presto, molto presto, sarai di nuovo con lei.
Sirens
