E poi a volte nascono dei supergruppi.
Un po’ così, come uno scontro fra due supernove, generano un’esplosione che è un cazzo di casino, fanno una luce pazzesca per pochi istanti e poi spariscono, lasciando nelle orecchie un fischio che per un po’ non se ne va, e negli occhi quella sensazione che dà il sole quando lo guardi dritto in faccia.
Nel rock non è così raro che due o più artisti durante le loro parabole creative si trovino a collaborare.
E’ il caso degli Audioslave, nati nel 2001 per volontà di quel dio greco di Chris Cornell, ex Soundgarden, all’epoca, assieme a una parte di quella potenza socio-politica applicata al crossover che furono i Rage Against the Machine, ovvero Tom Morello in primis, con la sua maniera unica di utilizzare la chitarra, Tim Commerford al basso e Brad Wilk alla batteria.
Chris Cornell è probabilmente la miglior voce rock dal 2000 in poi, e dico così giusto per non scatenare infernali classificoni su questo o quell’altro, ma potrei tranquillamente affermare che buona parte dei cantanti della storia della musica, anche precedente al 2000, si farebbe tagliare il cazzo per avere non solo l’estensione ma anche la capacità interpretativa dell’americano.
Che nasce a Seattle, e non è un caso, e in quegli anni là è una figura di punta della scena grunge, e poi niente, il tempo passa, il talento rimane, e se si chiude un’epoca non è per questo necessario darci a mucchio, anche per rispetto di chi ha fatto scelte differenti, o di chi proprio non ce l’ha fatta, e magari avrebbe voluto, se solo avesse potuto.
I tempi cambiano, la musica pure, ma degli anni ’90, grunge o meno, restano le capacità spesso straordinarie di una serie di musicisti che probabilmente avrebbe sfondato anche in altri periodi storici, solo con prerogative diverse. Dave Grohl da anni ricorda alle nuove generazioni che le chitarre fanno ancora figo, Eddie e i suoi proseguono l’epica cavalcata tra le valli del rock come eredi e depositari di 50 anni di musica, Trent Reznor rimane legato ai sui NIN, ma non dimentica la produzione, spingendola sempre a livelli eccellenti, Billy Corgan ha disegnato sulla mappa del rock una nuova isola, così sorprendente da rimanere quasi un unicum.
Chissà cosa avrebbero potuto fare quegli altri là, se ci fossero ancora. Va beh, non importa.
Comunque, il primo album degli Audioslave esce nel 2002, ed è dinamite pura. Niente che si possa dire davvero nuovo, ma rimbomba nel modo corretto, tra un riff analgesico di Morello e una rullata picchiata sempre un po’ più forte da Wilk. Ci sono i Led Zeppelin, c’è molto hard-rock anni ’70 in generale, ma ci sono anche i Soundgarden, e in alcuni brani viene fuori tutta la potenza ritmica che fu dei RATM.
Niente di nuovo, sul serio, ma è quella voce lì che vale il prezzo del biglietto.
E in Shadow on the sun, Chris Cornell attraversa tanti di quei registri sonori che sembra un sussidiario vocale del canto.
L’arpeggio iniziale è di quelli che ti prendono subito nello spazio tra il collo e le spalle, in attesa dell’entrata in scena della voce.
Siamo ancora dalle parti di una fine di relazione, ma il testo, più che occuparsi del dolore derivante da un passato che non c’è più, sembra dirigersi verso la mancanza di scopi che può portare la fede cieca nei confronti di un’altra persona, quando questa viene a mancare. Per estensione, però, è possibile adattare questa perdita di significato della vita anche alle proprie convinzioni sociali, al dedicarsi totalmente ad una causa o, perché no, ad una religione.
Chris parte con un Once upon a time che già di per sé restituisce la misura di quanto quel passato sia chiuso. Quel tempo quando pensavi che fosse giusto donare te stesso, preoccupandoti dei problemi dell’altra persona, facendosi carico di tutto il lavoro, sia esso quello di una relazione piuttosto che il prendere sulle proprie spalle il peso del mondo.
E’ il concetto realista dell’altruismo, dote che è spesso sopravvalutata, considerando che i veri benefici del darti in maniera totalitaria ad una causa o ad una persona nascono da un bisogno personale di sentirsi utili, a tratti indispensabili, e non da una reale intenzione, in serenità, di fare del bene. Ma le persone tradiscono, le cause tradiscono, il mondo stesso tradisce, e niente dura per sempre, nemmeno una cieca devozione.
E una volta che sei rimasto senza il tuo oggetto da ricoprire di attenzioni, crolli come un castello di carte.
La verità è che ci vuole più stomaco a ricevere che a dare, perché ricevere mette a disagio, come se sentissi il bisogno di giustificarti. Dare è liberatorio, autoassolve, come quel torto subito che potrai sempre portare come recriminazione alle tue rinunce.
Ma tutto questo ormai è il passato, e mai più avrai la possibilità di provare nuovamente quelle sensazioni che solo l’altra persona, o quella causa che avevi sposato in toto, ti davano.
Hai perso la fede, la fiducia, ed assieme ad esse anche la strada, ed è in questo scenario che Chris alza la voce e il pezzo inizia a spingere sul pedale dell’acceleratore, bruciacchiando con la sua grinta i piedi di qualche angelo appoggiato di sghembo sulle nuvole.
Perché non c’è più nulla in cui credere, e la gente muore da sola per questo motivo, e ti senti come un’ombra che copre il sole, pieno di dolore e rabbia e frustrazione.
Quando dai in appalto persino la tua anima a qualcosa o qualcuno diverso da te, non sei davvero pronto quando questa poi svanisce, e non ti rimane che quel buco, che non puoi più riempire. Sei troppo vecchio, troppo stanco, e ripartire, imparare di nuovo tutto non fa parte dello schema.
E lo puoi dire, adesso, puoi tenere dei seminari, diosanto, su come fa la gente ad impazzire, perché quando il senso svanisce non puoi che ritrovarti più solo, gonfio di cattivi pensieri, e quello scopo a cui hai dedicato troppo di te esplode davanti al sole, coprendo tutto, lasciando solo le macerie di quell’urlo di Chris.
E mentre Tom Morello dipinge con la sua 6 corde un quadro a tinte fosche e disperate, dietro gli occhi la violenta potenza di Chris torna a farla da padrone, e nonostante le emozioni siano sigillate dentro di te, nei recessi della tua sporca anima rimanente, i ricordi continuano a muoversi sotto la tua pelle come minuscole crisalidi che mai si svilupperanno.
Ma è quando il pezzo brucia l’ultimo residuo di umanità, detonando come dinamite appoggiata su un carico di scorie radioattive, quando Chris sputa fuori l’apice della sua malvagia disperazione, che capisci che non ti resta che quella cupa notte scesa dentro di te, quella nera ombra sul sole.
Shadow on the sun
