A volte ti trovi a pensare ad alcune canzoni, al loro significato, alle emozioni con le quali ti annaffiano lo stomaco. Fai un lungo giro, dentro questi pezzi, metti il repeat automatico e provi a lasciar fluire dentro di te l’energia.
In altre occasioni quell’energia non basta, che di essere annaffiato non ti va, perché certi giorni non ti senti un geranio, ma piuttosto uno scoglio di fronte all’oceano, e allora serve di più.
Cerchi tra tutte le canzoni, provi a scovare chiavi di lettura diverse.
Poi a un certo punto mandi tutto in culo, vai sul sicuro e fai partire Thunder Road.
E le onde scatenate dalle emozioni coprono lo scoglio che ti senti oggi, ma anche la spiaggia, la via soprastante, un’edicola e qualche stronzetto che fa jogging, anzi running, come si dice oggi.
Che poi messa lì, all’inizio di quel capolavoro che è Born to Run, è una roba tipo rivelazione di un nuovo culto pagano.
Un po’ come Scientology, ma intelligente.
Perché l’armonica, poi il piano del professore, e la porta sbatte e il vestito di Mary si agita nel leggero vento, e lo senti che qualcosa deve succedere.
Ti sembra una visione, mentre la vedi uscire sulla veranda, e arriva sempre un momento nella vita in cui la devi smettere di fare finta, che fare il duro ad ogni costo è da sfigati, e se Roy Orbison canta per quelli che si sentono soli, porca vacca, ci vuole coraggio per ammettere che tu sei tra quelli e che è lei che vuoi, perché ti senti solo, perché ti fa stare bene, perché il fatto che la vita ti abbia battuto finora non significa necessariamente che tu abbia perso per sempre.
E allora fai l’uomo, ed era anche ora, e Mary davanti a te è spaventata come lo sei tu, che non è mai una stronzata scegliersi, mettersi in gioco, uscire dalla propria comfort zone, cacciando il passato che resta sveglio dentro il tuo cuscino e decidere di andare avanti.
Forse non sei mai stato così vero, perché quello che dici a Mary in realtà lo dici anche a te stesso, e potrai certamente stare a leccarti le ferite nella solitudine, a cancellare il ricordo dei vecchi amori, temporeggiando in attesa di qualcosa o qualcuno che venga a salvarti, ma se ci pensi è una bella merda, e allora sei qui stasera per dirle che gli eroi non esistono, e l’unica salvezza è nell’andare avanti, sperando che il futuro sia meglio del passato, che il presente può cambiare solo muovendosi.
La musica accompagna il crescendo del tuo monologo, entra la batteria, poi entrano chitarra e basso, e ancora qualcosa deve succedere, si sente, e all’improvviso c’è da tirare giù quel cazzo di finestrino, e buttare la testa fuori a urlare al vento, lei al tuo fianco a fare lo stesso, che di colpo se non esce il sole è perché non hai alzato troppo il volume, se no vien luce anche di notte, e i depressi accumulano una voglia di vivere che neanche Olive di Little Miss Sunshine, e qualche morto risorge, e in giacca di pelle balla sulla sua tomba facendo il gesto dell’ombrello al cielo.
Perché la E-Street è partita del tutto, e si muove come un corpo unico, mentre le dici che la notte è tutta vostra, e che la strada può portarvi ovunque vogliate, e i sogni si possono ancora avverare, basta che lei prenda la tua mano, verso la redenzione, verso un’altra sporca occasione da vivere insieme.
Deve solo mettersi comoda, e reggersi forte, perché se lei è pronta come lo sei tu il viaggio può iniziare, lungo la strada, dentro le vostre anime, e se anche la malinconia per tutto quello che è andato storto finora si fa sentire, come tutte quelle parole che avreste voluto vi venissero dette, e che sono rimaste sempre sospese tra la vostra fantasia e una realtà che non si è mai mostrata, se anche quella tristezza forse non sparirà mai del tutto, da stasera potrete essere liberi.
Liberi di sorridere di nuovo, liberi di non pensare più al passato, con i suoi fantasmi sudici e sgangherati che ancora fanno paura, mentre si agitano lungo la strada che state percorrendo, come tutte le promesse non mantenute che vi tengono svegli la notte, a pensare che anche questa volta potrebbe andare male.
E allora spezzate quelle promesse imbastardite dal non essersi avverate, lasciate che diventino solo realtà parallele mai vissute, che tutti quei “se fosse stato” mai avverati sono peggio del latte scaduto, perciò basta ammazzarsi l’anima a far finta che vada bene così, crogiolandosi in un assolutorio biasimo che vi raccontate per non faticare di nuovo lungo quel pezzo di asfalto che è un nuovo amore.
Saltate in macchina, tu e Mary, e scappate da quella città che è il passato, il futuro vi attende, e che sia florido o del cazzo, poco importa, perché voi partite per vincere, per giocare ancora un’altra partita, che finché c’è musica tutto è possibile, e Thunder Road è così, non finisce mai, non si ferma più, e se riesci a stopparla dimmi come si fa, che io son vent’anni che ci provo e vigliacco se ci riesco.
Ma era solo per dire, che voglia di fermarla non ce n’è mai, che in fondo è da sciocchi provare a farlo, che come tutte le strade ancora da percorrere è lì per starci, ed essere percorsa, mentre il sax di Clarence accarezza l’epica speranza di chi ancora ci crede, e la linea di mezzeria scorre veloce sotto le ruote.

TESTO E TRADUZIONE

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