Capita di conoscere determinati gruppi un po’ per caso.
Nel 2000 il tuo batterista si presenta in saletta con un CD nuovo.
Il chitarrista no.
Il chitarrista porta le birre.
Sempre.
Ora, non dico che se non fosse stato per Valerio Bianchi e Gabriele Tamburini non avrei mai conosciuto i Coldplay, ma è bello ricordarsi di averli conosciuti così, in un pomeriggio d’estate tra birre, musica e sigarette.
Non dico neanche che sia andata proprio così, ma i ricordi sono miei, e ognuno si modella i ricordi come preferisce.
Fa bene all’anima. E alle storie da raccontare.
Comunque, tra me e i Coldplay, tra me e Parachutes è grande amore.
Passiamo un’estate fantastica insieme, ma poi le nostre strade si allontanano, e forse è giusto così. Forse è anche bello.
Per quasi nove anni, ogni tanto ci ricordiamo l’uno degli altri, con malinconia ci sorridiamo.
Fino al 2009, quando vedo passare in TV un video.
I Coldplay son dei gran paraculi, e dall’alto del loro enorme talento nel frattempo sono diventati I COLDPLAY, non più solo “quelli di Yellow”.
Fatto sta che il video è magnifico. Commovente nella favola che sembra voler raccontare.
Queste marionette che sfasciano le chitarre, questi bambini stupiti, questi genitori increduli.
Favola pura.
Anche se penso non c’entri un cazzo con il testo della canzone, è gioia liquida.
Life in Technicolor II, si chiama il pezzo.
E’ la versione cantata di Life in Technicolor, traccia solo musicale che apre l’album del 2008, Viva la Vida (or Death and all his friends).
Si vede che i ragazzi si son resi conto di aver prodotto qualcosa di notevole, e quasi a voler dire “begli stronzi che siamo”, dopo pochi mesi ci attaccano su un testo, ed ecco la II.
E’ uno di quei pezzi che dici “ma perché non l’ho scritto io, sembra così semplice”.
Sì, ecco.
Ecco la differenza tra chi scrive stronzate su una pagina Facebook e chi fa musica.
Quel “così semplice”, è la differenza.
E state certi che lo ritroveremo.
In ogni caso, Life in Technicolor mi entra dentro.
Ed è sempre lì. Ogni tanto esce, dice la sua, la dice a volume altissimo, cazzo, poi torna a nascondersi.
Oggi è uscita di nuovo.
E allora ho voluto capire perché mi commuove sempre.
Forse perché sono un sognatore.
Forse perché, anche se non lo analizzi, il testo è lì e ti dice la sua.
Poi ho fatto quel passo in più, e il testo mi ha detto la sua un’altra volta.
E come al solito, capisci quello che vuoi capire. Che hai voglia di capire.
L’introduzione sembra mutuata dai migliori U2, e non è un caso che in produzione ci sia Brian Eno.
La vedi, la luce, quando Chris Martin inizia a cantare, ma è una luce strana.
Il mondo è violento, ostile, soffia un vento selvaggio.
Parla con il suo amore, il protagonista.
Le chiede di portarlo dove le luci brillano, le chiede di non lasciarlo andare.
Ma una sirena si avvicina, forse minacciosa.
E’ arrivato il momento, quel momento, mentre il tempo scorre lento.
E tutta questa gioia? Questa manifesta vita che traspare da ogni singolo suono?
Ah. Cazzo. Ecco.
Si, forse è così.
Chiedi al tuo amore di non lasciarti andare, perché lei è già “dall’altra parte”.
E’ il momento di farti portare dove le luci delle strade brillano.
Dove suona una serenata apposta per te.
E’ il momento di raggiungerla, finalmente.
Lasciarsi andare verso le luci non è mai stato così dolce.
Non farmi cadere, non voglio più toccare terra.

TESTO E TRADUZIONE