Non riesco ad essere coerente nel mio rapporto con il destino.
Voglio dire, non so se crederci o meno, penso dipenda molto dai giorni e dalle cose che accadono.
Qualcuno penso abbia detto che il destino è quella cosa a cui ci appelliamo quando non sappiamo dare una spiegazione allo sviluppo degli eventi. O qualcosa del genere.
Fatto sta che ieri sera mi sono messo a rileggere, e sarà la decima volta, Ossessione di Stephen King. (Sì, amo Stephen King. Tutti dovrebbero amarlo).
La storia è tanto semplice quanto violenta. Un ragazzo strippa, e fa fuori la propria insegnante, barricandosi nella sua classe e prendendo in ostaggio i suoi compagni. Ne viene fuori una seduta psicanalitica di gruppo, con il Maestro che dipinge caratteri e degenerazioni umane come solo lui sa fare.
E poi stamattina, davanti al mio caffè turco, dopo aver ripreso la lettura, mentre fumavo una sigaretta, scambio qualche messaggio con una mia amica e viene fuori così, naturale come un colpo di tosse.
Jeremy.
Jeremy che è strippato, e ha parlato in classe, con la voce nervosa e potente del giovane Eddie.
E allora non poteva che essere questa, la ricetta di questo sporco lunedì.
Jeremy è nell’album d’esordio dei Pearl Jam, 1991.
Siamo in piena scena grunge-Seattle, e come abbiamo visto i temi da affrontare sono tanti e quasi tutti cazzuti. C’è tanto da dire, ed è un sollievo sentire questa potenza sonora piegarsi al servizio di tematiche reali, vive, lontano dai racconti di serate al massimo delle rockstar hard-rock anni ’80.
Jeremy nella testa ha pensieri strani, disegna vendette e carneficine, sognando di essere il re del mondo, dopo aver seppellito tutti i suoi nemici.
Da ragazzi, essere derisi ed esclusi è una merda che ti rimane dentro per tutta la vita, sempre ammesso che ci sia una vita da vivere, quando il peso delle umiliazioni si fa troppo pesante.
Per dirla con un’altra storia del Maestro di Bangor i ragazzini sanno essere malvagi come nessun’altro.
Basta poco.
Una famiglia strana, la mancanza di soldi, un carattere introverso, un fisico sbagliato, quel colore lì, quella religione là, quel difetto da eliminare, e sei emarginato, se ti va bene. Se invece Dio in quel momento sta giocando la sua mano migliore a Texas poker, o è impegnato con un dopo sbornia da manuale, può andarti peggio, puoi anche essere vessato.
E allora ogni tanto qualcuno in classe parla, no?
Eddie e i suoi ti portano per cinque minuti all’inferno, con i brividi di terrore che si sviluppano assieme alle chitarre e i colpi di batteria al ritmo delle pallottole, in anticipo su molti casi di school shooting.
In tutte le parti di questo presunto mondo civile ogni tanto qualcuno in classe prende la parola e dice la sua, ma se non ha avuto occasione di dirla per troppo tempo forse la rabbia è il solo modo di esprimersi, quando la competizione continua e le aspettative per il futuro sono troppo grandi per la tua età, ogni singolo atto è misurato sul parametro del successo e della popolarità, e ogni diversità dal copione standard che ognuno recita è vista come una debolezza da combattere ed escludere.
Il video colpisce duro quasi quanto la canzone in sé, con un Eddie luciferino come non mai, e un grosso fanculo al simbolismo in cambio di una esplicita rappresentazione di una società colpevole tanto quanto, se non molto di più, di Jeremy. Dall’assenza emotiva dei genitori alla pubblica gogna dei compagni di classe, sotto la supervisione di un stato (un mondo) che, pur senza dirlo a chiare lettere, punta attraverso l’uniformazione sociale alla distruzione delle diverse personalità, quasi fossero merce difettosa, in nome di una conformità da raggiungere per guadagnare l’efficienza produttiva massima.
Il modello sociale capitalista impone la prevaricazione del più debole, e le selezioni, per molti versi inconsapevoli, iniziano proprio dalla scuola, probabilmente il luogo socialmente più crudele in cui passare gli anni della formazione del proprio carattere.
Penso si tratti di fortuna, a un certo punto, e questo fatto è proprio una bella merda.
Perché se la garanzia completa che tu non premerai quel grilletto, o non ti farai penzolare da un cappio è appaltato al tuo essere socialmente accettato, al tuo essere bianco, cattolico, magro, bello, intelligente, con la battuta pronta, eterosessuale, senza le pezze al culo, estroverso, beh.
E’ una bella merda.
E se vengono a dirti che non ci sono motivi per arrivare a fare certe cose, beh, forse è così.
Ma forse no.
Jeremy ha parlato in classe oggi, urla Eddie, e suo padre non è stato attento e a sua madre non importava, e tutti i ragazzi lo prendevano per il culo perché era qualcosa di estraneo al sistema operativo standard, perché tanto sembrava solo un altro coglione timido e innocuo.
Beh, ‘fanculo, alla fine non era tanto innocuo.
E ora prova a cancellare questo, dalla lavagna.
Jeremy
