A volte si fanno degli errori di prospettiva così grossolani da diventare imbarazzanti.
Come pensare che due in inglese si pronunci ciu, e poi provare a prendere due pacchi di paglie all’estero, mentre il commesso del benzinaio ex-jugoslavo ti guarda come si guardano gli imbecilli. E dagli torto.
O come credere che Diego Ribas da Cunha sia un fenomeno e farne il tuo feticcio al fantacalcio, salvo rimanere scornato con lui e quel tipo della Danette.
Più di tutto, come essere convinti che Paolo Nutini, con quel nome, sia italiano, e ritenerlo un altro dei replicanti in uscita dai talent-show, snobbandolo con la spocchia tipica degli ignoranti.
No, Paolo Nutini non è italiano. Perlomeno, non lo è integralmente, e anche lo fosse, la sua carriera musicale ha un’altra traiettoria rispetto ai talenti del nostro paese, spogliati di ogni velleità artistica innata per duplicare un modello che debba essere per forza commercializzabile secondo una formula standard, quasi che una canzone non sia altro che partita doppia contabile. Un’altra traiettoria, che però con quel mondo lì si incrocia in un modo così bizzarro da pensare si tratti della sceneggiatura di un film.
Paolo, di discendenza toscana, nasce in Scozia, a Paisley, e quando nel 2003 un suo concittadino vince proprio un talent show, ha 17 anni. Per onorarne la vittoria, la cittadinanza organizza un spettacolo, ma il vincitore è in ritardo. Il pubblico, spazientito per l’attesa, va tenuto a bada, e un dj locale ha l’idea di proporre un quiz, il cui vincitore potrà esibirsi sul palco in attesa dell’eroe cittadino. Quel vincitore è ovviamente Paolo, che, notato da un produttore presente alla festa, si trasferisce a Londra dove inizia ad esibirsi nei locali, prima che alcuni suoi video su YouTube facciano il botto con milioni di visualizzazioni, convincendo la Atlantic Records a metterlo sotto contratto.
Bum. Ci sono film con trame più scontate.
Fatto sta che nel 2014 esce il suo terzo disco, Caustic Love. Gli anni passano e le granitiche certezze che ti avevano evitato di approfondire la sua musica si dissolvono, che in fondo più certezze hai, più coglione sei.
Credo che ogni canzone abbia il proprio tempo, lei deve essere pronta per te, e tu devi essere predisposto per lei, ed è buffo come a volte questa coincidenza di intenti sia del tutto casuale, come mentre con la lametta ti togli quei quattro peli che ti ostini a chiamare capelli e in sottofondo parte, anche prima della musica, una voce che sembra venire da un passato così familiare che sul momento nemmeno rifletti su chi sia, semplicemente ti lasci ghermire.
She makes me smile, She thinks the way I think
That girl makes me wanna be better
E’ come trovarsi di colpo a proprio agio, così a casa che sulle prime è irrilevante chiedersi di più, che in fondo le emozioni sono un processo mentale così semplice da essere automatiche, e allo stesso tempo così ineffabili da diventare inspiegabili.
Come una curva. Una curva non la spieghi, la fai.
Poi i primi accordi di chitarra, e il charleston prende il tempo giusto, che le foglie d’autunno sembrano dover per forza cadere a quel ritmo, la città pare si muova in bianco e nero, e le vetrine dei pub passano sorrisi silenziosi mentre i tuoi piedi camminano verso di lei.
Lei è quella persona che ha cambiato per sempre le coordinate del tuo nord. Quella che è impegnativa come un viaggio che non finisce mai, quella che spaventa come solo l’ignoto può fare, quella che ti sembra di essere tornato a scuola, quando le insicurezze dei tuoi 13 anni mangiavano l’intestino e il progetto di persona che saresti diventato era ancora così nebuloso da farti dubitare persino del tuo nome.
Lei che però ti fa sentire come non ti sei mai sentito. Oltre l’intesa, e la condivisione, e le cose in comune. Ha cambiato così profondamente il tuo modo di essere, in modo così naturale, che ci hai messo un po’ a capire che il tuo animo è sempre stato quello, che semplicemente non lo avevi mai fatto uscire.
Come – bizzarro, vero? – trovarsi davanti ad uno specchio e, ascoltando una canzone mai sentita prima, sentirsi a casa, e vai a sapere se senza quel momento – senza quella persona – saresti arrivato comunque a capire chi sei davvero, oppure se avresti continuato a vagare senza meta nel labirinto del tuo spirito, le sinapsi bloccate dalla paura.
Perché le relazioni sono sempre un gran casino, e spesso si trasformano in un esclusivo gioco di potere. Aprirsi verso qualcun altro fa una paura della madonna anche perché non sai mai se l’altra persona userà le tue debolezze per farsi più forte, forse senza nemmeno rendersene conto.
Ma lei no. Lei non ti vuole migliore di come sei, ma fa desiderare a te di esserlo, di diventarlo, forse proprio perché ti accetta come sei, quasi diventasse sul serio lo specchio della tua anima, a scoprire i tuoi errori, le tue paure, senza giudicare il tuo passato né sfruttare le tue mancanze, solo accettandole, per poterle affrontare e superare.
Il coro si apre sopra un sinuoso e meraviglioso assolo di chitarra, mentre le casse si riempiono di un suono che per quanto ne so potrebbe anche essere quello che fa l’amore, quello vero.
Oh that girl, makes me wanna be a better man
And should she see fit, gonna treat her like a real man can
Penso che il vero coraggio, la vera forza di una persona sia nell’accettare le proprie ansie, spogliandosi totalmente della corazza che ricopre l’anima, mettendosi completamente a nudo di fronte a chi lo merita. Ecco come si comporta un vero uomo.
Solo così si può essere degni di una donna così speciale, solo così si può veramente provare ad essere migliori, non per lei, ma a causa di lei. Provando a non deluderla mai, che sarebbe come deludere sé stessi, per continuare a vedere quel sorriso, quello che non parte mai dalle labbra, ma scende dagli occhi come fiocchi di neve a lungo attesi.
Paolo sfrutta appieno il suo meraviglioso timbro blues, graffiando i timpani, scorticando la buccia delle apparenze, regalando una grande canzone, che come quella persona là, ti entra dentro così naturalmente da pensare che sia sempre stata lì dove doveva essere, ferma ad aspettare solo il momento giusto.
E se vi è capitata almeno una volta una roba del genere, quella, amici miei, si chiama fortuna.
Ed è eterna.
Pure se non dovesse durare per sempre.
Artisti Stranieri, Paolo Nutini
Better man
